Era il 1979, avevo appena compiuto diciannove anni e per la prima volta salivo su un palco vero, al parco di Trenno, a un passo dallo stadio di San Siro. Con me, Massimo Gatti e il suo mandolino. Due anni prima aveva fondato i Bluegrass Stuff, che oggi è la band europea più longeva in quel genere. Io muovevo i primi passi con la mia chitarra e un pugno di canzoni. La musica acustica viveva un momento di grazia, l’onda lunga del folk revival che nei Settanta era un fenomeno culturale di portata internazionale. Io con la mia Martin d18 del 1971, appena acquistata (regalo di mia madre) dalla mia amica Francesca Betti alias Ramos, lui con i suoi mandolini bluegrass. In questo mezzo secolo io e Massimo Gatti abbiamo condiviso diversi tratti di strada, dall’esibizione al Club Tenco del 1985 fino alla registrazione di Stile libero, il mio primo album che undici anni dopo si aggiudicò proprio la Targa Tenco. Da tempo la mia prua puntava verso la bossa nova e il jazz, ma non avevo mai abbandonato la strada ispirata alla ballata anglofona, allo swing acustico e al bluegrass. Fu nel 2002 che Massimo mi propose di formare una band per fondere i generi che avevano contrassegnato la nostra affinità, con le mie canzoni e i suoi arrangiamenti. ILZENDELSWING, che sta per lo zen dello swing (mio cugino Enzo sostiene che sia l’anagramma di Denzel Washington…), è il nome della band ripreso dalla canzone omonima, e suggerisce un territorio musicale ampio. È una canzone scritta in milanese, la lingua che nel nostro repertorio prevale. Nel quartetto originale con noi c’erano Ugo Binda all’altra chitarra e Stefano Cavalloni al contrabbasso. Qualche tempo dopo, proprio quando iniziavamo a pensare al nostro primo album, Ugo si ammalò improvvisamente, lasciandoci poco dopo. Fu una botta fatale, un vuoto incolmabile, la band restò sospesa e disorientata per alcuni anni, ma nel 2015 decidemmo di riprendere il viaggio, un po’ per il desiderio di valorizzare il repertorio che avevamo creato e un po’ per testimoniare amicizia e riconoscenza nei confronti di Ugo, una specie di dedica postuma. A noi si unirono Max De Bernardi all’altra chitarra e Icaro Gatti (il figlio di Massimo) al contrabbasso. Nel 2016, finalmente, il sospirato disco d’esordio, intitolato ILZENDELSWING, come il nome della band e dell’omonima canzone, con Ellio Martina alla pedal-steel, Colm Murphy al violino, Paolo Ercoli al dobro, Veronica Sbergia e Sara Vescovi ai cori. Dodici canzoni in milanese, otto scritte da me e quattro in forma di omaggio, da "Man of constant sorrow", tradizionale americano che diventa "Mì són vün", a "Famous blue raincoat" di Leonard Cohen che in milanese diventa “Impermeabil bleu”. L'album è impreziosito dai contributi di Carlo Orsi con le sue fotografie e Giorgio Terruzzi con le parole della prefazione. Negli ultimi anni ILZENDELSWING si è trasformato in un territorio musicale esteso ad altri musicisti, e dal 2019 il quartetto si ridefinisce, con Val Bonetti alla chitarra e Rino Garzia al contrabbasso. AMERICANA, l’album doppio che uscirà nel 2023, è la testimonianza di un viaggio nel tempo, registrato in momenti e studi diversi con la partecipazione di Danilo Minotti e Max De Bernardi alla chitarra, Marco Ricci al contrabbasso, Francesco Mosna al dobro e Danilo Boggini alla fisarmonica. È la fotografia di un repertorio che si divide tra le mie canzoni originali e gli adattamenti in milanese e in italiano di ballate anglofone, da Bob Dylan a Leonard Cohen passando per Gordon Lightfoot, John Hartford e Tim O’Brien. Musica acustica senza compromessi, che fonde il cross-over naturale dei generi e la filologia sonora delle riprese. CS