16 dicembre 2019 - Diavolo di un libro
Oggi il Diavolo ne fa 120. Mi è capitato sotto mano un libro che ne celebra l’epopea, esercizio facile, senza fare sconti, esercizio meno facile. Il titolo è «1899, A.C. Milan. Le storie», Hoepli editore. Gli autori sono quattro: Michele Ansani, Gino Cervi, Gianni Sacco, Claudio Sanfilippo. Con l'introduzione di Milo De Angelis e un’intervista a Zvonimir Boban: quando ero a «La Stampa», e mi chiedevano un titolo sul Milan, il primo che chiamavo era lui, Zvone: non c’era bisogno di altre telefonate. Non a caso i latini consideravano la storia come la maestra della vita. Il calcio è una religione che ha tante chiese quanti bar sport. Per questo, il tifoso non è sempre disposto ad aprirsi al verbo, chiamiamolo così, del pulpito accanto. Nello stesso tempo, ci sono ricorrenze - e questa è una - che esulano, o almeno dovrebbero, dai moti di pancia. Il libro è tosto, 445 pagine, e ve lo segnalo perché scritto bene, a capitoli e capitoletti, con ironia, con un sacco di aneddoti, dalle origini british, e le incertezze sulla data esatta di nascita (13 dicembre per gli autori, 16 per la società), dalla scelta dei colori - diabolici, appunto - al romanzo vero e proprio. Ripeto: zero sconti. Si parla anche delle discese agli inferi (una «a pagamento», l’altra «a gratis») e si celebra, com'è giusto che sia, la grandezza del club italiano più internazionale del mondo. Pecrhé sì: se in Italia la bilancia sulla quale tutti - anche il Milan stesso - salgono per pesarsi è la Juventus, all'estero, per noi, è il Milan dei 18 trofei, della dinastia Maldini, di Pepe Schiaffino e Gianni Rivera, di paròn Rocco e Gipo Viani. E della rivoluzione «di sinistra» fatta da un uomo di destra come Silvio Berlusconi (complice, Arrigo Sacchi). Le storie di una storia che neppure il Diavolo in persona avrebbe tratteggiato come la penna e la lama di questi quattro moschettieri.
Roberto Beccantini